Casi trattati

il recupero dati professionale da oltre 20 anni

Alcuni dei casi che ho trattato

SSD Kingston A400 riconosciuto come Satafirm S11 e illeggibile

KINGSTON A400 SATAFIRM S11

Tra i tanti dispositivi che entrano in laboratorio questo è uno di quelli che capita spesso, il prodotto in questione è equipaggiato con un controller della Phison che spesso fa i capricci rendendo la vita impossibile a chi ne possiede uno. Lo stesso prodotto può essere trovato sotto altre marche come ad esempio, Verbatim oppure Patriot e così via, tutti però dopo un po’ presentano lo stesso problema e cioè smettono improvvisamente di funzionare. I clienti raccontano di improvvisi rallentamenti che costringono gli utenti a spegnere o riavviare il PC e subito dopo il dispositivo non viene più riconosciuto con il suo nome reale, ma nel BIOS possiamo leggere SATAFIRM S11.

Quando il dispositivo viene rilevato con il nome SATAFIRM S11 non c’è nulla che l’utente possa fare per recuperare il contenuto, il problema si può verificare per diversi motivi come ad esempio sbalzi di tensione, oppure usura delle celle di memoria.

Perché l’utente non può riavere indietro i propri dati senza passare da un centro di recupero dati ? 

Il dispositivo scrive i nostri dati nelle celle di memoria in ordine casuale, annota però in un registro le coordinate di ogni singolo bit salvato e riconducibile al nostro file, questo registro spesso si corrompe rendendo impossibile la lettura dei dati al suo interno, per poter riavere accesso ai dati quindi occorre ricostruire queste informazioni partendo dall’analisi di tutti i blocchi di memoria, una volta fatto questo bisogna comprendere in che modo e quindi con quale metodo possiamo ricostruire il nostro registro, va da se che operazioni di questo tipo non sono all’ordine del giorno per una persona comune, oltretutto per poter compiere queste operazioni bisogna disporre di attrezzature appositamente concepite per dialogare con questi dispositivi, senza una buona conoscenza del dispositivo e di una apposita apparecchiatura recuperare i dati è pressoché impossibile.

KINGSTON A400 SATAFIRM S11 1a lettura del dispositivo tramite apparecchiatura dedicata

Attenzione alle informazioni trovate in rete

Spesso i clienti che mi contattano per questo problema mi raccontano di aver trovato in rete “soluzioni” al problema, ma spaventati non hanno osato tentare per paura di combinare dei guai.

L’atteggiamento giusto da tenere quando si tiene al contenuto è proprio quello di diffidare dalle facili soluzioni trovate in rete, ho avuto modo di leggere diverse delle soluzioni che si possono trovare in rete e ne sono rimasto sconcertato. Cerco di spiegarmi meglio, tutto ciò che si trova in rete verte sulla risoluzione del problema SATAFIRM S11, e cioè alla riparazione del dispositivo e non al recupero del suo contenuto.

Come ho già detto sopra, per recuperare il contenuto occorre fare tutta una serie di operazioni che necessitano di apparecchiature dedicate, purtroppo sul web nessuno spiega che nel momento in cui si reinstalla un firmware all’interno di un SSD, il suo contenuto viene perso per sempre, e attenzione neppure in un centro recupero dati potrà essere recuperato, ecco perché sottolineo l’importanza di valutare le fonti del “suggerimento ricevuto online” in questo ambito purtroppo nulla è facile e soprattutto economico.

 

 

Hard disk non riconosciuto

Recupero dati da Hard Disk Toshiba USB 1 TB DTB310

 

HDD ESTERNO 1TB TOSHIBA DTB310

Il dispositivo qui riportato è un Hard Disk USB prodotto da Toshiba, ha 1 TB di spazio disponibile ed è un dispositivo appartenente alla famiglia dei supporti di archiviazione portatili. Il dispositivo è composto da un involucro in policarbonato che ricopre il disco rigido vero e proprio, e da una interfaccia usb che consente al dispositivo di essere connesso a qualsiasi computer.

Questi dischi rigidi vengono anche denominati dischi meccanici per via delle loro caratteristiche costruttive, infatti al loro interno troviamo oltre ai piatti magnetici anche un motore, delle testine mobili elettroattuate e altri organi meccanici in movimento.

Il problema principale di questi dispositivi è insito nella loro costruzione perché dato che sono costruiti con parti mobili, queste potrebbero incappare in difficoltà tecniche dovute all’usura.

Nel caso in questione troviamo un dispositivo non riconosciuto da nessun computer, il disco si avvia correttamente (spin) e cioè è possibile udire il ronzio di un motore elettrico che gira senza udire però rumori simili a quelli di un click.

Quando siamo dinnanzi ad un comportamento come quello sopra descritto, abbiamo molte possibilità di recuperare i dati dal suo interno perché il problema è verosimilmente più software che hardware, è chiaro che per potersi esprimere occorre prima visionare il dispositivo, ma in linea di principio il rischio di graffiare le superfici con testine rovinate è quasi assente visto che di norma se non c’è rumore le teste sono quasi sempre in buone condizioni.

Nel caso di specie quindi si è provveduto ad analizzare il dispositivo mediante apparecchiatura dedicata al fine di comprendere le ragioni del malfunzionamento, in effetti il disco rigido soffriva di alcuni problemi su dei moduli del firmware che sono stati oggetto di itnervento e ricostruzione, al termine di qeuste operazioni è stato possibile ottenere l’accesso all’area di memoria utente rendendo possibile quindi una completa lettura fisica dell’unità..

Disco rigido con rumori meccanici

Seagate ST1000LM035

 

Nella foto viene riportato un hard disk da 2,5″ venduto dal costruttore in diversi pacchetti, possiamo infatti trovare questo disco rigido nella forma di hard disk esterno a marchio Seagate o Maxtor così come possiamo trovarlo nella sua forma di libera installazione (nei notebook).

Questo particolare disco rigido ha come pregio lo spessore, infatti è molto più sottile rispetto ai suoi competitor ma ha un grande problema, i piatti che contengono le nostre informazioni sono in vetro verniciato da una speciale patina magnetica che viene manipolata dalle testine. La scelta di questo materiale come supporto per l’archiviazione dei dati rende il disco particolarmente sensibile alle scalfitture da testina, infatti basta davvero poco per distruggere in maniera definitiva il contenuto di un hard disk di questo tipo.

Quando un hard disk cade è buona norma non azionare mai il dispositivo e recarsi in un centro per farlo verificare, il consiglio è dettato ovviamente dall’esperienza negativa che ho accumulato negli anni su questo particolare modello, non è raro infatti trovare piatti magnetici del disco st1000lm035 completamente abrasi o con segni evidenti nell’area della SA.

E’ bene ricordare che un disco rigido con anche segni molto piccoli sul piatto non sempre può essere recuperato, va quindi prestata la massima attenzione se all’interno di quel dispositivo conserviamo dati molto importanti.

Di seguito una gallery di uno dei tanti seagate st1000lm035 non recuperabili a causa di evidenti graffi sui supporti.

 

Micro SD non riconosciuta

SP Micro SD HC 16 GB

 

Nella foto è possibile visionare una comune micro SD da 16 GB, le memorie di questo tipo appartengono alla famiglia delle memorie flash, e cioè tutte quelle memorie che non usano segnali magnetici, ma bensì cariche elettriche per la memorizzazione dell’informazione.

Molto spesso questo tipo di memoria si danneggia e smette di funzionare all’improvviso, il sintomo più comune è che non vengono riconosciute dal dispositivo dove risiedono, oppure mandano in crash il sistema che le utilizza rendendo impossibile avviare la periferica che la ospita.

Questo tipo di memoria si definisce “monolite” e cioè un corpo unico senza possibilità di separare la memoria vera e propria dal suo châssis, la scocca infatti è parte integrante della memoria e per poter interagire con essa occorre scovare i punti di giunzione posti sotto la vernice nera.

Lavorare con le memorie flash è molto complesso in quanto i dati scritti all’interno della memoria sono crittografati al volo durante la scrittura, pertanto anche se si ottiene un “DUMP” della memoria lo stesso sarebbe inutilizzabile, occorre quindi studiare la tipologia del controller della memoria al fine di replicare mediante attrezzature appositamente concepite, le funzioni del controller e poter quindi recuperare il suo contenuto.

Di seguito le fasi di lavorazione di un caso eseguito con successo presso il nostro laboratorio.

 

 

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